In questa sezione sarà possibile consultare tutte le news, i dati e le normative relative all’attività di pesca professionale praticata in mare e nelle acque interne.
I numeri della flotta da pesca italiana
La pesca in Europa:
Commissione Generale della Pesca per il Mediterraneo (FAO)
Acque Interne – I Laghi
Un patrimonio da preservare, proteggere e, in diversi casi, da ripristinare. Sono le acque interne italiane, i laghi e i fiumi della nostra penisola, un bene primario sempre più minacciato dall’inquinamento e dall’antropizzazione, che, tra flora e fauna, racchiude un’incredibile varietà di forme di vita. Per tale motivo si è voluto dare spazio nel sito ad alcune realtà lacustri italiane, che rappresentano un valido esempio di rapporto tra attività della pesca ed utilizzo delle risorse ambientali. Con l’aiuto di schede di approfondimento riguardanti la biologia, la morfologia e la storia dei bacini, è possibile viaggiare tra i luoghi di maggior interesse per la pesca in lago: un mezzo inedito ed innovativo per conoscere la storia, la cultura e le tradizioni dell’attività ittica nei laghi italiani. La qualità dell’acqua è messa a rischio dall’inquinamento dei corpi idrici, derivante essenzialmente dalle attività dell’uomo. In base alla loro provenienza le fonti di inquinamento possono essere suddivise in tre categorie:
• Civili o abitative (scarichi provenienti da insediamenti abitativi che usualmente defluiscono attraverso la rete fognaria)
• Industriali (effluenti provenienti dagli insediamenti produttivi)
• Agricole e/o zootecniche (acque di dilavamento dei terreni, contaminate da fertilizzanti e pesticidi)
Tra le conseguenze più gravi causate dall’inquinamento c’è l’eutrofizzazione, un fenomeno che interessa in modo particolare i corpi idrici a ricambio lento come i laghi. L’eutrofizzazione comporta la produzione abnorme di materiale organico, quale le piante macrofite e il fitoplancton. Il successivo decesso di questi organismi produce una grande quantità di sedimenti, che per essere degradati impiegano l’ossigeno disciolto nell’acqua, sottraendolo alle altre specie viventi come i pesci, che vanno così incontro, inesorabilmente, alla morte.
Frenare la rarefazione dei pesci, che da millenni sono fonte di sostentamento per l’uomo mediante l’esercizio della pesca, è una necessità a cui tutti – pescatori, amministratori, ambientalisti – sono chiamati a dare una soluzione, in nome della sfida del prossimo futuro: conciliare le necessità alimentari con il rispetto dell’ambiente.
Gli strumenti del mestiere
Attrezzi da pesca
Arpioni e fiocine
La pesca con arpioni e fiocine, strumenti che feriscono od uccidono il pesce che si vuole catturare, molto nota in passato oggi è fortemente ridimensionata e limitata alla cattura di poche specie. Per quanto riguarda gli arpioni, la specie che più frequentemente viene catturata, nei nostri mari con tali strumenti, è il pesce spada.
La cattura del pesce spada infatti avviene con il palangaro derivante o con l’arpione con le tradizionali barche caratteristiche per la presenza di un altissime albero con ”coffa” e di un lungo ponte prodiero.Il pesce viene avvistato da un marinaio (che esplora il mare in cima all’albero e guida poi l’inseguimento) e viene arpionato da un altro pescatore che lancia l’arpione dalla estremità del ponte.
Con tale metodo di pesca si catturano solo pesci spada adulti, a differenza del palangaro che cattura anche giovani. La pesca avviene con mare molto calmo soprattutto durante il periodo della riproduzione.
La fiocina invece è un attrezzo usato dal singolo pescatore per la cattura di pesci, anguille, molluschi, cefalopodi, spugne. La cattura avviene con un colpo rapido della fiocina che si infilza con i suoi denti nell’animale che si vuole catturare.
I denti della fiocina sono tali che trattengono il pesce catturato e ne permettono il recupero.
Tremaglio
E’ la più nota tra le reti da posta ed è formata da tre pezze di rete sovrapposte ed armate con diverso rapporto di armamento sulle stesse due lime da sughero e da piombo. Le due pezze esterne identiche e formate da maglie molto grandi sono armate sulle lime con un rapporto di armamento abbastanza alto (0,6 – 0,7) mentre la pezza intermedia ha maglie piccole e rapporto di armamentobasso (0,4 – 0,5).
RETE DA POSTA FISSA A TRAMAGLIO
Ciò permette una sovrabbondanza di rete nella pezza a maglia piccola.
Il pesce quindi che incontra nel suo cammino la rete e cerca di superarla, da qualunque parte provenga, supera abbastanza agevolmente la maglia grande della pezza esterna (il maglione) e preme sulla pezza a maglia piccola che essendo sovrabbondante fa una sacca delimitata dalla maglia grande della terza pezza di rete. In questa sacca il pesce resta invillupato senza nessuna possibilità di fuga; da qui verrà prelevato dal pescatore quando salpa la rete.
Il tremaglio viene generalmente calato sul fondo per la cattura di specie pregiate.
Le dimensioni delle maglie e dei maglioni come i rapporti di armamento sulle lime variano da zona a zona e da un pescatore ad un altro.
Questo fa si che generalmente il tremaglio, come dopotutto la quasi totalità degli attrezzi da pesca, sia armato direttamente dal pescatore che lo deve pescare, nei momenti di intervallo tra una pescata e l’altra per mare cattivo.
Reti ad imbrocco
E’ formata da una unica pezza di rete.
La rete ad imbrocco ha praticamente una cattura monospecifica e monotaglia. Ciò dipende dalla misura della maglia con cui è armata.
Il pesce non resta prigioniero in una sacca come nel tremaglio, ma generalmente penetra con la testa nella maglia e vi resta prigioniero, impossibilitato ad andare avanti e a tornare indietro.
Se la maglia fosse più piccola non riuscirebbe a penetrare con la testa nella maglia stessa, se d’altra parte fosse più grande passerebbe tutto intero dalla parte opposta, evitando in ambedue i casi la cattura.
Rete da posta fissa a imbrocco
Non mancano comunque casi di intreccio nella rete, più che di imbrocco.
Nella pesca professionale si hanno casi di rete da posta contemporaneamente tremaglio e ad imbrocco.
Si tratta di reti che nella loro parte inferiore, un paio di metri di altezza, sono armate a tremaglio per la cattura del pesce di fondo, mentre nella parte superiore sono armate ad imbrocco per la cattura del pesce di volo.
In pratica si hanno tre lime: la lima da piombi su cui sono armate le tre pezze del tremaglio, la lima intermedia, priva di piombi e galleggianti, su cui sono armate le tre pezze del tremaglio e la pezza della rete da imbrocco, la lima da sugheri su cui è armata la pezza della rete ad imbrocco.
Questa rete permette la cattura di più specie contemporaneamente, sia pelagiche che bentoniche.
Reti da posta fisse
La distinzione tra tremaglio e rete ad imbrocco riguarda il tipo di armamento delle due reti. Per quanto riguarda l’uso, le reti da posta si distinguono in fisse, derivanti, circuitanti.
Le reti da posta fisse vengono calate sul fondo marino, o in prossimità di esso o anche a mezz’acqua, ma sono in ogni caso ancorate ad intervalli regolari al fondo marino stesso.
In superficie vengono segnalate da galleggianti che hanno lo scopo di permetterne il recupero.
Le reti da posta fisse infatti vengono calate ed abbandonate in mare lasciando sul posto un galleggiante ad esse collegato. Quando passato il tempo di cala, variabile da zona a zona noto al pescatore per lunga esperienza di pesca, le si vuole salpare, ci si dirige sul galleggiante lo si recupera e con esso la rete col pesce ammagliato.
Reti da posta circuitanti
Le reti da posta generalmente vengono calate in linea retta o discostandosi poco da questa. Anche quando vengono calate a zig-zag comunque non racchiudono mai un tratto di mare, restano solo e sempre reti di sbarramento.
La rete circuitante viene invece volutamente calata a cerchio, o a semicerchio se in prossimità della costa, allo scopo di imprigionare i pesci che si trovano nello spazio delimitato dalla rete stessa.
Si cerca poi in qualche modo di impaurirli, con rumori ad esempio, in modo che cercando la fuga si dirigono contro le reti e vi restino ammagliati.
La rete da posta circuitante è la meno usata, anche se non mancano zone in cui questa tecnica è molto conosciuta e sofisticata.
Nasse
Le nasse sono piccole trappole che vengono salpate ogni volta che si preleva il pesce e calate o no sullo stesso posto a giudizio del pescatore.
Le nasse vengono generalmente innescate: anche la scelta dell’esca ha la sua importanza nella pesca professionale. L’esca deve essere appetibile dal pesce per attirarlo, ma nel contempo deve costare poco. Anche n questo caso l’astuzia, l’esperienza, lo spirito di osservazione sono fondamentali. Non sempre l’esca è scelta tra quanto può essere cibo al esce, basti pensare alle foglie dì lauro per attirare le seppie.
Le nasse possono essere costruite con vimini, con rete montata su una intelaiatura rigida in legno o ferro, possono essere smontabili, componibili,
Oggi vengono anche costruite in serie in materiale plastico. Le bocche di ingresso sono generalmente fatte a mano, a forma di imbuto o in rete o in filo di ferro.
La pesca delle nasse viene generalmente effettuato da pescatori con piccole barche o remi o con un piccolo motore. Se comunque si vuole operare abbastanza al largo in fondali caso mai non strascicabili, ma ricchi di pesce è necessario un peschereccio più attrezzato. In questo caso le nasse non sono calate una per una, ma unite tutte quante a distanza conveniente ad una corda chiamata come per il palangaro madre o trave.
Naturalmente in questo caso il salpamento non è più manuale, ma tramite verrnicello.
Reti a circuizione per acciughe e sarde
Queste reti sono chiamate dai pescatori lampare, ciancioli, saccoleve, Hanno lunghezze che si avvicinano agli 800 metri ed altezze fino a 120 metri.
RETE A CIRCUIZIONE
Per lunghezza della rete si intende la lunghezza della lima da sugheri ed è quindi la lunghezza reale della rete, mentre per altezza si intende la altezza a maglia stirata delle pezze di rete che la compongono. Non è quindi un’altezza reale, ma solo teorica. In pesca questa altezza non può mai essere raggiunta.
La scelta di una rete più o meno alta è determinata da due ordini di considerazioni: da una parte la profondità del fondale su cui si intende operare, la lima dei piombi può anche avvicinarsi al fondo, ma la chiusura ed il recupero diventano catastrofici, se anche una parte consistente della rete si ammucchia insieme alla lima sul fondale stesso, dall’altra la lunghezza della rete stessa.
La rete infatti deve essere chiusa sulla lima da piombi e se il cerchio fosse molto grande, mentre l’altezza del cilindro che la rete forma quando è calata fosse molto piccola, sarebbe impossibile poter effettuare la chiusura.
La rete a circuizione per acciughe e sarde opera su banchi di pesce artificialmente formati, mediante attrazione luminosa (Bini G.).
Altri metodi di attrazione (esche ad esempio) o la pesca su banchi naturalmente formati e rivelati dagli strumenti di bordo non sono. praticati dai nostri pescatori.
La pesca con la rete a circuizione per acciughe e sarde viene effettuata generalmente da natanti di buone dimensioni, alcuni anche abbastanza grossi (100 tonnellate di stazza, 400 cavalli di potenza).
In quest’ultimo caso il motopeschereccio, spesso chiamato anche lui cianciolo, ha a bordo oltre alla rete anche due o tre piccole barche munite di un generatore di elettricità, che calate in mare nella zona di pesca, lentamente sotto la intensa luce delle loro lampade formano, raccolgono, ingrandiscono il banco.
Lentamente poi a remi le barche si avvicinano portando con sé il pesce. Quando i vari banchi si sono uniti, una sola barca resta con le luci accese, per trattenere il grosso banco così formato, mentre il motopeschereccio rapidamente cala la rete e la chiude.
In questa operazione spesso la barca grande è coadiuvata da una delle barche piccole che avendo ceduto il pesce raccolto alla barca che resta al centro, è libera per fare altre operazioni. Questa barca viene chiamata stazza.
L’attrazione del pesce avviene generalmente con lampade sopra il livello del mare, ma è possibile ed è praticato anche l’uso dì lampade sommerse. Chiusa rapidamente la rete ed imprigionato quindi il banco, inizia lentamente il recupero della rete in modo da rendere sempre più piccolo lo spazio a disposizione del pesce. Per questa operazione generalmente ci si serve di un bozzello salparete chiamato generalmente con termine inglese Powerblock.
Quando poi il pesce è sufficientemente addensato inizia il recupero della saccata mediante grossi coppi o volighe meccanizzate che possono salpare anche una cinquantina di casse ogni volta.
Per questa operazione in alcuni casi è usata l’ittiopompa che permette il recupero del pesce misto ad acqua con rapidità e comodità.
Le maglie delle reti a circuizione per acciughe e sarde sono generalmente molto piccole e variano da zona a zona in funzione delle dimensioni dei pesci che formano i banchi che si debbono sfruttare.
Il regolamento della pesca impone come maglia minima quella da 14mm di apertura.
Le maglie più frequentemente usate hanno lato tra gli 8 ed i 10mm. Spesso tra i pescatori, invece del lato in millimetri, viene usato il numero di nodi per palmo.
Rete a circuizione per tonni e sgombriformi in genere
Il nome con cui è più comunemente nota è tonnara volante. Questo per contrapposizione alla tradizionale rete-trappola con cui venivano catturati i tonni chiamata appunto tonnara fissa.
La tonnara volante è usata da grossissimi motopescherecci singolarmente o da motopescherecci di più modeste dimensioni a coppia. Quest’ultimo metodo di pesca è praticato quasi esclusivamente in Adriatico.
Questa rete ha dimensioni veramente fuori del comune. Può raggiungere e superare i 1700 metri di lunghezza con un’altezza di 400 o anche più metri.
Il peso totale della rete armata può arrivare alle 50 tonnellate.
Le maglie hanno dimensioni da 70 a 120 mm di lato a seconda delle varie parti della rete e il filo costituente le pezze di rete ha elevatissimo diametro (anche 4 mm).
La pesca si effettua a vista. Individuato dal coffista (marinaio di vedetta sulla coffa) il banco di tonni, si procede con la maggiore rapidità consentita a calare, attorno al banco, la rete e a chiuderla.
Più elevata è la velocità di manovra e più probabile è la cattura.
Le catture, lo si comprende bene, sono molto saltuarie, ma la singola cattura può anche essere molto abbondante. Naturalmente è necessario personale altamente specializzato.
Descrizione
Le reti a circuizione distese in banchina o viste nel loro piano costruttivo si presentano come enormi reti rettangolari che possono essere formate o no da varie pezze, esse pure rettangolari, diverse per la dimensione di maglia o il titolo del filo con cui le pezze stesse sono costruite.
Le reti a circuizione possono essere a chiusura se tramite un cavo è possibile chiudere la rete sulla lima dei piombi portando contemporaneamente la stessa a bordo, o senza chiusura.
Quest’ultimo tipo di rete era usato in passato nella pesca manuale, ma oggi è limitato ad alcuni particolari tipi di pesca.
Le reti poi possono essere calate da un solo natante che percorre un cerchio o da due natanti gemelli che percorrono ciascuno un semicerchio. Ambedue questi metodi sono praticati oggi in Italia.
Per quanto riguarda poi le specie catturate le reti a circuizione di uso professionale tra i nostri pescatori si possono essenzialmente dividere in due categorie: reti a circuizione abbinate alla attrazione luminosa del pesce che vengono usate per la cattura del pesce azzurro (acciughe e sarde) e reti a circuizione per la cattura di specie di più grossa taglia, tonni o più in generale sgombriformi.
Vongolara
Come il nome dice è l’attrezzo usato per la cattura delle vongole, la draga per le vongole.
In passato si usava la vongolara a mano che consisteva in un grosso rastrello con un lunghissimo manico. La vongolara veniva tirata lentamente recuperando l’ancora e col manico si cercava di agitare il rastrello in modo che si scaricasse la maggior quantità possibile di sabbia.
Ora si usa la vongolara con getto di acqua all’interno dell’attrezzo, Le dimensioni dell’attrezzo sono aumentate, il manico è scomparso, il salpamento è meccanico: in generale le catture sono molto più alte e con minore fatica.
Le caratteristiche della vongolara con getto d’acqua all’interno dell’attrezzo sono regolarmente con apposito decreto.
Cannellara
La cannellara è molto simile alla vongolara,ha però un potere di. penetrazione nèl fondo marino superiore. Ciò è necessario per catturare convenientemente i cannelli (o cannolicchi, eappelonghe).
Reti da posta ferrettara
Si tratta di reti da posta destinate alla cattura di specie pelagiche, calate a mezz’acqua con la lima da sugheri in superficie.
Sono sempre fermate da un unica pezza di rete, sono cioè reti ad imbrocco (dette anche «schiette»)
Per la costruzione delle pezze di rete viene usata la fibra poliammidica ritorta (tortiglia di nylon). La rete è sempre annodata.
La cattura avviene, come per le altre reti da posta formata da un unica pezza di rete, per imbrocco, per ammagliamento o per impigliamento del pesce.
Naturalmente hanno maglie diverse in funzione della specie cui sono destinate.
I parametri principali di queste reti sono:
lunghezza della rete: convenzionalmente, per le reti da posta, per lunghezza della rete si intende la lunghezza della lima da sugheri;
altezza della rete: convenzionalmente si intende il prodotto tra il numero di maglie in altezza e la lunghezza della maglia. In questo modo si ottiene l’altezza teorica massima. L’altezza reale è naturalmente inferiore;
dimensione di maglia: come dimensione di maglia vengono indicate o la lunghezza di maglia o il lato di maglia.
Lenze
Le lenze sono meno usate professionalmente dei palangari, ma in alcuni casi possono portare anche esse delle buone catture.
Le lenze, a differenza di palangari, vengono calate e tenute prevalentemente sotto controllo continuo da parte del pescatore. Appena un pesce abbocca si inizia il recupero, agendo in modo da garantire che il pesce non possa liberarsi.
Le lenze possono essere tenute direttamente con la mano o tramite una canna da pesca, possono essere lasciate ferme in attesa che un pesce vi abbocchi, o possono essere mosse o trainate a velocità conveniente per invogliare i predatori ad inseguire l’esca, dato che in natura le prede generalmente si muovono e giuzzano per sfuggire ai predatori.
Palangaro
Il palangaro è formato da un insieme molto numeroso di ami uniti insieme. Su di un cavetto (può essere formato da filo o corda ritorta, filo o corda trecciata, monofilo o anche da una piccola fune in acciaio) chiamato trave o madre del palangaro, ad intervalli regolari sono montati,con spezzoni di filo chiamati braccioli, gli ami. La distanza tra un amo e un altro è normalmente poco superiore al doppio della lunghezza dei braccioli.
I palangari possono essere calati in prossimità del fondo e qui ancorati (palangari fissi) per la cattura del pesce di fondo oppure possono
PALANGARO DA FONDO
PALANGARO DA SUPERFICE
essere calati a mezz’acqua o in superficie per la cattura dei grossi pesci pelagici (tonnidi e pesce spada). In quest’ultimo caso vengono lasciati alla deriva in balia delle correnti e dei venti.
Nella pesca professionale per ottenere una cattura che ricompensi del lavoro sono necessari moltissimi ami; si calano quindi varie ceste di ami. La cesta è in pratica la unità di palangaro. Il recupero è manuale e questo è lungo, faticoso e pericoloso.
Nrgli ultimi tempi sono stati introdotti strumenti atti a ridurre la fatica e i tempi di lavoro in modo che si possono calare più ami e quindi si possa avere un rendimento superiore. Si hanno infatti strumenti per l’innescamento automatico mentre si cala con continuità e strumenti che permettono il recupero più o meno automatico (salpapalangari).
In alcune zone la pesca col palangaro da risultati più che soddisfacenti per far vivere e prosperare l’impresa di pesca, in altre, quelle soprattutto dove si ha presenza di altri tipi di pesca, il rendimento è scarso.
In generale comunque la pesca col palangaro è una pesca che si effettua con limitati consumi energetici ed è molto rispettosa delle risorse che si stanno sfruttando. E’ infatti un metodo di pesca fortemente selettivo.
Rastrello da Natante
Sono attrezzi a bocca rigida con la parte inferiore della bocca armata con lunghi denti di ferro mentre la parte superiore è normalmente un semicerchio di cui la parte inferiore è il diametro.
Il rastrello a denti è fornito di un corto manico 1-2 metri che ha lo scopo di regolare l’inclinazione di denti rispetto al fondo.
I denti molto lunghi, circa 30 cm. e molto affilati per penetrare bene nel substrato e raccogliere i molluschi, sono montati molto vicini l’uno all’altro, per evitare che i molluschi possano sfuggire alla cattura passando tra un dente e l’altro.
Il sacco è fermato da una sola pezza di rete ed ha lo scopo di raccogliere e trattenere i molluschi in esso convogliati dal rastrello.
Il traino deve avvenire tramite il recupero dell’ancora con verricello. Ogni natante può tirare due attrezzi con un cavo ciascuno che agisce direttamente sulla bocca del rastrello.
Le modalità di fissaggio del manico al cavo di traino, ermettono di regolare l’inclinazione dei denti rispetto al fondo. Scopo del manico è solo questa regolazione.
Il salpamento è manuale senza uso dei verricelli meccanici né di albero e bigo od arcone di poppa che sono assenti nei natanti tradizionali che usano questo attrezzo.
Il rastrello da natante deve avere le seguenti caratteristiche:
•la larghezza della bocca non deve essere superiore a m. 1,50;
•l’apertura della maglia non deve essere inferiore a mm 20 per la pesca delle telline e a mm 30 per gli altri molluschi;
•il sacco di raccolta in rete tessile non deve avere lunghezza superiore a m 2,00.
Per quanto riguarda il natante esso è soggetto alle seguenti limitazioni:
•la stazza non deve essere superiore a 10 t;
•la potenza del motore non deve essere superiore a 100 HP.
Sciabiche da spiaggia
La sciabica da spiaggia è ancora usata saltuariamente a livello professionistico artigianale da molti pescatori italiani. Per le operazioni di pesca sono necessarie da un minimo di 5 – 6 persone fino ad una dozzina. Questo in funzione anche delle dimensioni della sciabica. La rete e le reste vengono caricate su una piccola barca a remi, che lasciato a terra il capo di una resta, a semicerchio cala la prima resta poi il braccio della sciabica, il corpo, il secondo braccio, la seconda resta facendo in modo di portare a terra il capo della seconda resta ad una congrua distanza dal punto dove si è lasciato il capo della prima resta.
A questo punto inizia il tiro a mano lentamente, ma possibilmente con continuità. I pescatori tirano la sciabica indietreggiando sulla spiaggia tenendo quindi costantemente sotto controllo visivo l’attrezzo. Arrivati al limite della spiaggia a turno ritornano verso la battigia e ricominciano a tirare le reste. Il semicerchio si riduce sempre di più mentre il pesce impaurito dall’ombra delle reste si concentra fino a quando non arrivano sulla spiaggia le braccia della rete che in pratica impediscono ogni possibilità di fuga al pesce a meno di non saltare fuori dall’acqua o di cercare di passare sotto la lima da piombi che comunque tocca il fondo quasi per tutta la sua lunghezza.
Continuando a tirare si concentra il pesce nel sacco nella parte centrale della rete da cui viene agevolmente prelevato.
Questo tipo di pesca è completamente manuale e generalmente non dà grosse catture, ma in alcuni casi permette a coloro che lo praticano di guadagnarsi la giornata. In pratica il ricavato se si eccettua la manodopera è tutto guadagno. Le spese infatti sono praticamente irrisorie e consistono nella riparazione della rete o nella sostituzione delle pezze usurate. La barca che cala la rete, durante le operazioni di calo procede a remi e quindi non vi è consumo di carburante per la pesca. Eventualmente vi è un leggero consumo quando la barca è munita di motore per il trasferimento, da un punto all’altro per effettuare la pesca.
Sciabiche da natante
La sciabica tirata da terra naturalmente ha bisogno di una spiaggia, in generale di una costa bassa dove effettuare il tiro.
Inoltre può essere usata solo in una fascia ristretta; la distanza dalla costa a cui può arrivare la esplorazione della rete non può superare il raggio del semicerchio formato da rete e reste.
Dove si hanno coste alte o quando si vuole operare su fondali comunque poco profondi, ma abbastanza distanti dalla costa si usa la sciabica da natante. Essa viene calata a cerchio e risalpata dallo stesso natante che l’ ha calata.
Per questo il natante viene ancorato e il tiro avviene come nel caso della sciabica da spiaggia.
Il tiro, se il natante è fornito di verricello, può essere meccanizzato. Quest’ultima possibilità ha favorito l’uso della sciabica da natante anche in zone dove era possibile lavorare dalla spiaggia.
Naturalmente l’uso del verricello ha ridotto la fatica di bordo e permette la pesca con minore numero di persone.
Questo tipo di pesca è praticato, ma poco noto in Italia mentre in altri paesi è molto sviluppato soprattutto in zone poco profonde, pescose, ma su cui non si può strascicare per frequènti afferrature.
La sciabica invece calata in zone note e limitate prive di afferrature, zone talmente limitate per cui non sarebbe possibile strascicare può dare buone catture anche di pesce pregiato.
SCIABICA DA NATANTE
Sciabiche per novellame
Per la cattura di novellame, soprattutto da semina o da ripopolamento si usano praticamente solo sciabiche particolari. L’operazione deve essere solo manuale per non danneggiare i giovani catturati e deve avvenire con estrema lentezza e con molta esperienza.
La rete, tirata dalla spiaggia, ha maglie naturalmente molto piccole. Questo fa sì che essa non possa avere grandi dimensioni perché sarebbe estremamente faticoso tirarla. Un limite comunque (40 metri di lima) è fissato dalla Legge anche per evitare massicce catture, che, date le particolari cure che si debbono indirizzare ai pesci catturati, avrebbero come conseguenza delle grosse mortalità.
In alcune zone, per particolari periodi dell’anno in cui è stata concessa l’autorizzazione, la sciabica è usata per catturare novellame da destinare al consumo.
Si tratta prevalentemente di giovani di sarde che sono molto richiesti su alcuni mercati.
Questo tipo di sciabica è più grande del precedente e consente discrete catture di novellarne.
Reti a strascico a divergenti
Sono le reti più usate in Italia e nel Mondo per la cattura del pesce di fondo, quello più pregiato e più richiesto. Vi sono molti tipi di rete praticamente uno per ogni porto in cui vi sia una fiorente pesca. In Italia la rete a strascico più note (Catasta L.) ed usata è la rete mediterranea o rete italiana. Anche all’interno del gruppo “reti italiane” vi sono diversità da un posto all’altro, diversità anche considerevoli, ma restano sempre alcune caratteristiche come comune denominatore, quali la asimmetria tra sopra e sotto, in particolare la maggiore lunghezza della parte sotto rispetto al sopra. Queste due parti sono quindi cucite assieme con un certo rapporto tra le lunghezze delle due pezze.
La differenza tra lunghezza della pezza sotto e quella sopra è chiamata, imbando, morto, cacciuta. La rete vista sul piano si presenta complicata e di difficile comprensione: nella pratica però è più semplice e tutti i pescatori o almeno i capipesca sanno armare le reti che usano.
RETE A STRASCICO ITALIANA
Con la pezza sotto più lunga si ha che la forza di traino viene esercitata prevalentemente sulla lima da sugheri. Ciò permette alla lima da piombi fortemente piombata e con scarsa tensione, di mantenere una perfetta aderenza al fondo e quindi di sollevare il pesce che tenderebbe a trovare scampo acquattandosi sul fondo stesso.
La rete a strascico italiana ha due braccia molto lunghe rispetto a quelle delle altre reti a strascico. Le braccia infatti hanno una lunghezza che si avvicina a quella del corpo della rete senza il sacco. La parte superiore della rete è chiamata cielo ed è formata da varie pezze di rete a maglia degradante. La parte inferiore viene chiamata tassello o lenza.
Il sacco ha dimensioni appropriate al natante e alle catture che si presume di effettuare ed è generalmente protetto da una fodera che lo avvolge completamente, lo protegge dall’abrasione nella sua parte inferiore (a volte questa parte è ulteriormente rinforzata da un fodero in gomma, od altri materiali) e lo rinforza in caso di saccate molto grosse. Generalmente le braccia, il cielo ed il sacco sono in rete senza nodo il tassello è costituito da una pezza di rete annodata con filo molto grosso, a volte prodotto con stoppino o materiale scadente dato che deve reggere solo alla abrasione visto che il tiro è praticamente solo sulla parte superiore o cielo.
Le due braccia terminano in due mazzette o stazze di 40 – 60 cm in legno o ferro.
L’apertura orizzontale dalla rete è assicurata dai divergenti o porte. I pescatori italiani usano prevalentemente divergenti rettangolari piatti in legno bordato di ferro. Divergenti in plastica, in ferro, ovali, bombati sono noti e sembra che trovino buona accoglienza tra i pescatori.
Tra la rete e i divergenti vi sono i calamenti o scavezzi che nel caso della rete italiana sono molto lunghi (200 – 250 metri) mentre altre reti a strascico sono usate con calamenti meno che dimezzati.
RETE A STRASCICO FRANCESE
Altra rete nota ai pescatori italiani, ma poco usata in Mediterraneo e la rete relingata o rete francese. Tale rete ha le parti sopra e sotto praticamente simmetriche. Sulla cucitura tra queste due parti è armata una corda detta relinga che è più corta della rete e su cui quindi si effettua principalmente il traino.
La relinga ha inoltre lo scopo di permettere alla lima da sugheri su cui non si esercita più la maggior parte del traino, di sollevarsi e di aumentare così l’apertura verticale della rete.
Quando si parla di rete a strascico a grande apertura verticale generalmente si intende la rete relingata anche se altri tipi di reti strascico possono avere una grande apertura verticale.
Infine per completare la panoramica delle principali reti a strascico a divergenti usate dai pescatori italiani è bene ricordare la rete da gamberi tipo americano.
Si tratta di una rete a 4 parti simmetriche o quasi a due a due braccia molto corte, anzi, in generale, la rete intera è molto corta molto angolata. Pur essendo molto corta ha infatti una bocca molto grande. La rete da gamberi viene tirata senza calamenti con i divergenti collegati direttamente alle lime, e, altra particolarità, viene trainata con un solo cavo di traino che poco prima dei divergenti si biforca. In questo modo un solo peschereccio che abbia sufficiente potenza può trainare due reti con due buttafuori che le tengono distanziate. La maglia minima concessa dalla Legge italiana, a meno di pesche speciali, per le reti a strascico a quella di 40 mm di apertura.
Reti a strascico a coppia
Quando si pescava al traino con le barche a vela tutte le reti venivano trainate a coppia. A vela infatti, con la velocità di traino variabile in funzione dei capricci del vento sarebbe stato molto difficile poter controllare i divergenti e quindi si lavorava a coppia.
RETE DA GAMBERI
Con la pesca meccanica nel caso di pesca a strascico i pescatori sono riusciti con anni di esperienza a mettere a punto i divergenti e questo ha reso più competitiva e anche più semplice la pesca a strascico da soli. Praticamente non vi sono più grosse barche che operano a strascico in coppia. Quando comunque ciò avveniva od avviene, la rete usata è molto simile alla rete italiana tradizionale.
Rapido
Il rapido è un tipo di rete a strascico a bocca fissa; è un attrezzo ingegnosissimo scogitato dai pescatori italiani principalmente per cattura delle sogliole.
La bocca e formata da una intelaiatura rigida su cui sono montati i denti arcuati che penetrano nel fondo marino qualche centimetro ed obbligano le sogliole che si acquattano e mimetizzano col fondo a sollevarsi e ad entrare nella rete che ha una apertura di bocca in senso verticale estremamente limitata (20 cm circa). Le slitte montate ad intervalli regolari impediscono ai denti di penetrare nel fango più del necessario. Man mano che i denti si consumano vengono abbassati a martellate fino a quando sono completamente consumati e viene cambiato il “ferro” con uno a denti nuovi.
Sulla parte superiore del rapido è montata una tavola inclinata che fa da depressore.
Più si tira velocemente e più il rapido mantiene ed aumenta la sua aderenza al fondo.
Da questo il nome “rapido” attrezzo che può essere trainato rapidamente. La regolazione della inclinazione della tavola è molto importante per il buon funzionamento del rapido, come molto importante è la giusta sporgenza dei denti dalla slitta. Se essi sporgono troppo frenano inutilmente il peschereccio, se sporgono poco, non fanno sollevare tutte le sogliole presenti. In pratica ogni cala, si debbono controllare e regolare.
RAPIDO
Le dimensioni orizzontali del rapido variano in funzione della potenza, ma generalmente non superano i quattro metri anche per semplicità e sicurezza della manovra. Ogni natante tira due, tre o anche quattro rapidi a seconda della potenza.
Le cale sono generalmente molto brevi, circa un’ora, anche per evitare che un qualunque corpo estraneo (pezzo di corda, barattolo etc.) incastrato nei denti tolga pescosità all’attrezzo. Salpando frequentemente si liberano i denti da eventuali corpi estranei.
Con cale brevi e l’uso anche di quattro attrezzi contemporaneamente il lavoro a bordo diventa molto duro.
Le catture del rapido consistono principalmente di sogliole, sia come quantitativo che come valore economico. In alcune zone viene usato anche per la cattura di molluschi quali cappesante e canestrelli.
La rete cucita sulla bocca del rapido è formata da varie pezze di maglie diverse. Generalmente si consuma molto rapidamente per abrasione ed è perciò protetta con un foderone, oltre che essere confezionata con filo molto grosso. Si preferisce la rete senza nodo.
Il rapido viene usato su fondi strascicabili sabbiosi o fangosi a profondità limitata. E’ quindi molto usato in Adriatico e limitatamente in Tirreno.
Sfogliara
E’ la tradizionale rete a strascico a bocca fissa usata in passato in Italia e ancora molto in uso in altri Paesi. La bocca è costituita una asta con due slitte all’estremità. L’asta fa da lima da sugheri, mentre la lima da piombi è formata da un cavo misto (o da una catena) fortemente piombato. Contrariamente al rapido la velocità non é sempre un vantaggio, perché più si tende ad andare veloci e più l’attrezzo tende a staccarsi dal fondo. Ogni natante tira due sfogliare.
Attualmente la sfogliara è poco usata soppiantata dal rapido che garantisce catture superiori e più costanti.
SFOGLIARA
Attrezzi da traino
Quando non si debbono catturare molluschi come la vongole che vivono annidate nel substrato, ma si vogliono catturare molluschi sessili che vivono sul fondo, non è necessario usare un attrezzo che penetri vari centimetri sul fondo stesso, ma è sufficiente un attrezzo che stacchi e raccolga i molluschi.
A questo scopo i pescatori hanno ideato vari tipi di attrezzi con lievi diversità da zona a zona, attrezzi chiamati nei compartimenti del Nord Adriatico ostregheri (attrezzi per la cattura delle ostriche) o sfogliare per molluschi ,nel sud, “ramponi”.
Sono attrezzi da traino a bocca fissa simili alle sfogliare o ai rapidi, ma da questi nettamente distinti per dimensioni, maglie e forme della rete.
Negli attrezzi per molluschi la rete dietro la bocca altro non è che un piccolo sacco di raccolta chiuso, lungo uno o due metri che permette il recupero delle saccate solo rovesciando l’attrezzo.
La bocca dell’attrezzo è sempre rigida, fissa, ma ciò può essere ottenuto in vari modi.
Una sbarra in ferro senza slitte agli estremi con attaccata alla estremità una lima da piombi (generalmente catena) è un esempio. Un altro e rappresentato da un rettangolo in ferro lungo 1,50 – 2,00 metri ed alto 30 centimetri, a cui è armato direttamente il corto sacco.
Un altro infine è rappresentato da una bocca simile a quella del rapido anche se di dimensioni minori.
Tutti e tre i tipi sono comunque facilmente distinguibili dal rapido o dalla sfogliara.
Reti da traino pelagiche a divergenti
Contrariamente allo strascico nel caso di traino pelagico la tradizione italiana è tale che praticamente non esiste pesca pelagica a divergenti, ma solo a coppia.
La pesca pelagica a divergenti è nota da anni in altri paesi sopratutto per natanti con potenze elevate. In Italia è praticata solo a livello sperimentale e di ricerca (Ferretti 1974).
La pesca pelagica a divergenti può essere effettuata solo con particolari strumenti di bordo quasi sconosciuti in Italia (net sonde ad esempio) e con divergenti pelagici o polivalenti il cui funzionamento, più delicato di quello dei divergenti da fondo, necessita di una esperienza che non è ancora entrata come bagaglio normale nelle nostre marinerie.
Le reti usate comunque sono identiche o quasi, salvo naturalmente le dimensioni, a quelle usate nella pesca pelagica a coppia.
VOLANTE MONOBARCA
Reti da traino pelagiche a coppia
In questi ultimi anni le reti da traino pelagiche hanno soppiantato le reti a circuizione per la cattura del pesce azzurro. Queste reti, dette in Italia volanti, sono state introdotte in Italia dai pescatori del Nord Adriatico che hanno importato le prime da retifici che le producevano per l’uso nel mare del Nord dove sono nate e si sono rapidamente sviluppate.
La rete “volante” in Italia è usata solo a coppia.
Due pescherecci pressoché uguali trainano ognuno con due cavi la rete. Un cavo va alla mazzetta superiore l’altro alla mazzetta inferiore. La rete volante infatti ha quattro mazzette e quattro lime: lima da sugheri, lima da piombi e due lime laterali. La rete può essere trainata, in funzione del cavo filato a mezz’acqua a varie profondità, da quì il nome di volante, o in prossimità del fondo, operando in quest’ultimo caso come rete semipelagica. La rete volante viene usata spesso come rete semipelagica perché nei nostri mari e soprattutto di giorno pesce azzurro staziona in prossimità del fondo. D’altra parte la pesca semipelagica è più sicura sia perchè il pesce ha una possibilità di fuga in meno (da sotto rete) sia perchè, non disponendo i pescherecci di strumenti di controllo della rete (net sonde), è più facile lavorare la lima da piombi vicino al fondo. A mezz’acqua non si ha la certezza di esplorare la zona in cui lo scandaglio ha evidenziato il pesce e quindi cattura è più aleatoria.
L’apertura orizzontale è naturalmente assicurata dai due natanti che trainano in coppia, mentre quella verticale è assicurata da due grossi pesi sui due cavi di traino che vanno alle mazzette inferiori, dai piombi e dai galleggianti, questi ultimi, sono praticamente sempre presenti, anche se non indispensabili.
RETE DA TRAINO PELAGICA A COPPIA
La rete è formata da moltissime pezze di maglie e filo diversi. Si possono distinguere quattro parti della rete. La parte superiore e la parte inferiore identiche tra loro e le due parti laterali, anch’esse identiche.
Nella rete volante, come modificata e prevalentemente usata in Italia, si ha che le parti laterali sono la metà come numero di maglie della parte superiore ed inferiore. Le maglie nella prima parte della rete (braccia e prima parte del corpo) sono molto grandi normalmente intorno ai 200 mm di lato, anche se non mancano casi di maglie da 500 mm di lato. Le maglie gradatamente diminuiscono man mano che ci si avvicina al sacco e nel sacco sono generalmente da 20 mm di apertura.
Le maglie del sacco quindi sono molto piccole: ciò però non è dovuto alla volontà del pescatore di usare una maglia, che consenta migliori catture. L’uso di una maglia piccola è imposto dalle necessità di evitare l’imbrocco anche alla più piccola delle tre specie pelagiche che prevalentemente compongono le saccate delle reti volanti: sarde, acciughe e spratti.
Se si dovesse avere l’imbrocco ci si troverebbe con un pesce ogni maglia e si impedirebbe quindi lo scarico dell’acqua da parte della reti provocando in questo modo la rottura della rete stessa.
Agugliara
Tra le reti da traino pelagiche a coppia la agugliara merita un posto a parte. Si tratta infatti di una rete di superficie che viene trainata con la lima da sugheri (che chiameremo ancora così anche se è completamente priva di sugheri) fuori dell’acqua per evitare che le aguglie, con i loro caratteristici balzi fuori dall’acqua possono evitare la cattura. E’ una rete molto selettiva che praticamente cattura solo agug1ie e saltuariamente, quando ne incontra il banco, cefali.
Contrariamente alla volante, la agugliara è formata da sole due parti, perfettamente simmetriche e viene trainata con un solo cavo per ciascun natante. L’apertura orizzontale e naturalmente garantita dai due pescherecci, mentre quella verticale è assicurata da due lunghe aste in ferro che fanno da mazzette. E’ una rete usata praticamente solo in Adriatico da natanti di modeste potenze. Di preferenza viene pescata di notte.
Per saperne di più: è possibile acquistare il volume “Attrezzi da pesca”